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TEATRO DI DOCUMENTI - v. Nicola Zabaglia, 42 – Roma
tel.  328.8475891

AUT_AUT
AUTunno d‘AUTore
Festival di Drammaturgia Contemporanea
I edizione

     

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Spettacoli

6, 7, 8, 10 ottobre
IL MITE INFERNO
di Anna Ceravolo.
Regia Anna Ceravolo. Scene e costumi Carla Ceravolo. Luci Paolo Orlandelli. Video Renato Ferrero. Con Gerardo De Blasio, Gaetano Lizzio, Luca Lo Destro, Cristina Maccā, Federica Raja, Giuseppe Rispoli.
E con Fabrizio Buzzini, Tommaso Ippolito, Annarita Pontone. Prod. Teatro di Documenti, Roma.

Per celebrare l‘anniversario dei 700 anni dalla morte di Dante, Teatro di Documenti porta in scena Il mite Inferno. Gli spettatori, come il Poeta, intraprendono un “viaggio”, accompagnati da un Narratore, un Virgilio dei nostri tempi pragmatico e disincantato, che li guida tra le dannazioni dell‘Uomo. Un viaggio compiuto nel labirinto del Teatro di Documenti scavato nel cuore del Monte dei Cocci; un luogo dalla morfologia anarchica, che sfugge alle codifiche, unico: non immaginabile, come l‘Inferno. I partecipanti penetrano nel ventre di grotte secolari, attraversano corridoi sottratti al sottosuolo, scendono scale incise nella pietra, e poi risalgono transitando da spazi irreali, in cui disorientarsi. Gli spettatori, andando, riconosceranno il popolo dei dannati che dimora nell‘Inferno dell‘aldiquà, ognuno desideroso di raccontarsi, di far emergere dalla tenebra il proprio vissuto e consegnarlo al pubblico.
Nel paesaggio d‘Oltretomba disegnato da Dante trovavano posto i suoi contemporanei, e qui i nostri personaggi rappresentano un “campionario” umano raccolto dalla scena del nostro Presente: si riscontra in essi un vizio (capitale) o un sentimento prevalente, una dominante che plasma il loro comportamento e l‘etica a cui esso si inchina. Un itinerario immerso in un mondo stranamente affine al “consueto” e “quotidiano” in cui tutti siamo conficcati, con la speranza di un cielo a cui volgersi per “riveder le stelle”.

12, 13 ottobre
PER GIULIA
di Dacia Maraini.
Regia di Iolanda Salvato. Con Sara Pallini. Prod. Teatro Segreto, Napoli/Roma.

“Non si vive senza una passione, senza uno scopo, la mancanza di una meta da raggiungere chiude l‘orizzonte e fa vivere un presente ristretto e triste”, dice una professoressa di Giulia Carnevale, ricordando lo slancio vitale e appassionato che contraddistinguono questa giovane donna fin dai primi anni del ginnasio. Diversi personaggi nel testo raccontano Giulia: la madre, le amiche, i professori e Giulia stessa: la sua personalità timida ed esuberante allo stesso tempo, piena di volontà di fare, dare, cambiare, con la leggerezza di chi ama la vita in tutti gli aspetti, ma anche con la saggezza di chi, pur inconsciamente, sa già che il tempo fisico sulla terra č limitato e proprio per questo vede anche nel sacrificio o nel dolore una forma di esperienza preziosa della vita.
La notte del 6 Aprile del 2009, per un puro caso del destino, Giulia, una studentessa di ingegneria edile architettura, lascia in macchina il computer, con il suo progetto di una scuola materna a forma di libro. Il computer viene ritrovato e l'originale struttura per ospitare i bambini dell‘asilo di Onna viene realizzata proprio come ideato da Giulia. Uno spettacolo in memoria del terremoto dell‘Aquila.

15 ottobre
IN NOME DELLA MADRE,
di Erri De Luca.
Regia di Gianluca Barbadori. Costume di Lia Francesca Morandini. Con Galatea Ranzi. Prod. Teatro Biondo Stabile di Palermo.
In nome della madre è la storia, narrata in prima persona, di Miriām, una ragazza della Galilea che ha una strana visione nella quale un angelo le annuncia che avrà un figlio e le profetizza per lui un destino di grandezza.
Subito dopo, la giovane scopre di essere incinta. Dopo qualche titubanza, decide di avvertire Iosef, il suo promesso sposo. Miriām sa perfettamente che rischia di essere lapidata, ma rifiuta ogni menzogna, rivendicando il mistero della sua gravidanza e la sua assoluta buona fede. Iosef, anche in seguito ad un sogno premonitore, decide che le nozze avranno luogo come previsto, sfidando i benpensanti di Nazaret e le leggi del tempo. Intanto, gli odiati occupanti romani organizzano un censimento e per i giovani sposi si prepara un viaggio, lungo e difficile, a pochi giorni dal parto.
Facendo ricorso al linguaggio semplice e terso della poesia, Erri De Luca racconta la gravidanza di Miriām/Maria. Il Talmud, oltre un decennio di studi biblici e gli storici romani gli forniscono dati preziosi per dare alla sua storia uno sfondo credibile. Ma non è un‘urgenza storiografica, quello che muove De Luca, piuttosto, è il desiderio di raccontare “qualcosa che non c‘è”, una versione laica e poetica della nascita di Gesú. In nome della madre è un testo pieno di Grazia, che commuove e fa riflettere credenti e laici. La messa in scena intende creare un intimo momento di incontro col pubblico. Miriām/Maria, donna oramai adulta che ha accettato con consapevolezza il destino di suo figlio, desidera condividere con noi la sua esperienza personale, senza fronzoli, invitandoci a ritrasmettere il suo messaggio di amore, coraggio e speranza.

18, 19 ottobre
JUDITH
di Jorge Palant.
Traduzione e regia di Anna Ceravolo. Allestimento, scene e costumi di Carla Ceravolo. Con Alessio Caruso, Cristina Maccà, Viviana Polic. Prod. Teatro di Documenti.

Vent‘anni dopo i fatti che hanno stravolto le loro vite, vittima e carnefice si incontrano. Lui è azzimato, elegante nonostante un insistente lampo di durezza negli occhi. Lei è spenta, ingrigita, consumata dal passato. Come fa il gatto con il topo si stuzzicano, si provocano, si spingono e si sporgono sull‘orlo di orridi baratri psicologici. In una coreografia di avvicinamenti e stoccate, colpi bassi e tranelli, si snoda un tango avvincente e tragico che lascia lo spettatore col fiato sospeso.
Dal 1976 al 1983 l‘Argentina subí la terribile dittatura del regime militare. Qualsiasi forma di opposizione o dissenso venne soffocata con la violenza. La tortura e l‘omicidio erano gli strumenti per ridurre al silenzio chiunque contrastasse il regime. Dalla detenzione, solo pochissimi riuscirono a tornare, di solito per intercessione di qualche potente.
Nell‘Argentina dei nostri tempi i protagonisti di questa pičce potrebbero essere un uomo e una donna qualunque, un uomo e una donna che portano dentro la tragedia di un passato che non si puó estirpare dai ricordi.

20, 21 ottobre
ANGELO DELLA GRAVITÀ
di Massimo Sgorbani.
Regia e interpretazione di Roberto D‘Alessandro, assistenti Mariana Higuita Tamayo, Michele Mancarella. Prod. Casa Editrice Alba, Roma. Prima nazionale.

Da un fatto realmente accaduto, riportato sulle pagine dei giornali. Un detenuto nel braccio della morte, aspetta il giorno dell‘esecuzione. Lo Stato che lo ha condannato ammazza tramite impiccagione. Il detenuto è talmente grasso che la corda del boia non reggerebbe il peso. L‘esecuzione deve essere rinviata. Quelle che seguono sono le parole che il detenuto pronuncia nelle ore della sua ultima attesa.
Il fatto di cronaca originario è rimasto un semplice spunto. Angelo della gravità non è la storia di quell‘obeso, ma di un obeso, un uomo con evidenti problemi di disordine alimentare e di immaturità psicologica, un animo infantile intrappolato in un corpo cresciuto a dismisura.
Il monologo è il resoconto che l‘uomo fa delle sue vicende mentre attende di essere appeso alla corda del boia. Angelo della gravità, però, è soprattutto la storia di un‘eresia. Eresia paradossale, figlia di una cultura essenzialmente laica e materialista, nella quale lo slancio religioso è sempre mischiato a elementi profani. Eresia di un‘epoca in cui il consumo stesso è diventato la piú diffusa delle religioni.
Il luogo dell‘azione verbale potrebbe essere una cella, ma piú esattamente è un luogo possibile davanti a Dio. Se non proprio davanti, di sicuro nelle Sue vicinanze.

22, 24 ottobre
ALBA
di Maria Teresa Berardelli
Regia di Paolo Orlandelli. Con Giulia Fiume, Federico Le Pera. Prod. Attori e Tecnici, Roma. Prima nazionale..

Lui, Lei. Un bar. Il primo incontro, la prima alba. E poi la fine. Lui, Lei. Un bar, lo stesso bar. S‘incontrano, ci riprovano. Poi di nuovo la fine. Lui, Lei. Una storia. Sono loro a raccontarla. La agiscono e la narrano. Entrano ed escono dalla storia per capirla, accettarla, superarla. Lui, Lei. Ancora quel bar. La terza alba. La bellezza di essere lí, insieme. Nient‘ altro.
Alba è una storia d‘amore. Una storia come tante, e forse proprio per questo una storia universale, in cui tutti possono facilmente identificarsi. I momenti al suo interno hanno colori diversi, con il desiderio di rendere questa storia uno specchio delle relazioni, che non sono mai una cosa sola, ma tante cose che si contaminano, dando vita a contrasti e molteplicità di sensazioni, pensieri, azioni.
Il testo è un atto unico, ma contiene al suo interno tre momenti ben precisi.
Nel primo, Alba e tramonto del primo giorno, una donna e un uomo s‘incontrano in un bar, si piacciono, s‘innamorano e stanno insieme per qualche anno, finché il rapporto arriva poi a una rottura.
Nel secondo momento, Alba e tramonto del secondo giorno, i due s‘incontrano di nuovo, dopo qualche tempo, nello stesso bar e decidono di ritornare insieme. Dopo pochi mesi, peró, dopo quell ultimo disperato tentativo di riprovarci, si lasciano ancora. E questa volta sembrerebbe essere finita per sempre. Entrambi, infatti, accettano che sia finita. E lo fanno con serenità mista a rassegnazione.
Nel terzo momento infine, Alba del terzo giorno: verso il sole, i due s‘incontrano un‘ altra volta, sempre nello stesso bar, dopo diverso tempo; semplicemente stanno, si godono il presente, il loro stare lė insieme, senza aspettative, senza proiezioni verso un futuro che potrebbe deluderli o schiacciarli. Come finirà la storia di questi due personaggi nessuno lo sa e forse neanche importa. Quello che conta è il loro essere insieme, lí, e nient‘altro.

READING

2, 17 ottobre
LE VISITE
di Jorge Palant
Regia di Donatella Mei. Costumi di Donatella Mei e Elisa Pazi. Con Donatella Mei, Sara Ghidoni/Elisa Pazi.

Due donne non piú giovanissime, sedute in una stanza vuota che sembra essere la sala d‘aspetto di uno studio medico, attendono il loro turno. In un dialogo stringato la signora e la sua cameriera/badante si scambiano informazioni su visite mediche, abiti, ricordi romantici e semplici attività quotidiane. Una certa complicità tra loro le rende quasi amiche e a tratti, sembrano avere una voce unica. Ma qual è la reale condizione delle due protagoniste? Un gioco di ‘genetiana’ memoria, delicato e potente,strapperà il velo mostrando la verità.
Le visite offre l‹occasione alle attrici Donatella Mei e Elisa Pazi di leggere e interpretare l‘ambiguo e ironico testo dell‘autore argentino Jorge Palant, un reading dalla leggerezza e la forza tipiche dell‘autore, da godere tutto d‘un fiato.

domenica 3, lunedí 4 ottobre
IL PAZIENTE DI TIPO A
di Maria Teresa Berardelli
Regia di Matteo Finamore. Con Francesco Battaglia, Andrea Carriero, Roberta Infantino. Prod. Fucina Zero.

Un uomo è ossessionato dal futuro, tanto da non riuscire a vivere. Decide di recarsi da un analista, sperando che questi possa fornirgli rapidamente una soluzione, un palliativo contro il panico. Ma è lunga la strada della trasformazione. Consta di deviazioni, salite ripide, discese pericolose, e soprattutto non ha scorciatoie. I due percorrendo le tappe della terapia si legano sempre piú. Ma alle loro spalle un insistente figura fa sentire i suoi passi, la sua voce. Vorrebbero entrambi evitarla, ma ciò non è possibile. Lei è ineluttabile.

5, 23 ottobre
NELL‘ ARDORE DELLA NOSTRA CAMERA
di Massimo Sgorbani.
Regia e interpretazione di Nadia Brustolon. Coprod. Teatro di Documenti – Good Mood

Monologo–confessione di una vedova in una camera ardente. Nella bara il marito, palazzinaro costruttore di case, bodybuilder, genitore distruttore di vite altrui. Liberamente ispirato a una delle Cronache del Viagra che ci propongono un‘aneddotica in cui la “pastiglia azzurra” rivela un potere ora salvifico ora mortifero. La vedova, con il suo epicedio, sta a indicarci che il patriarca è nudo.

9, 11 ottobre
MELA
di Dacia Maraini
Regia di Stefania Porrino. Musiche originali di Lorenzo Sorgi eseguite dall‘autore alla chitarra. Con Nunzia Greco, Silvia Montobbio, Evelina Nazzari.

A quarant‘ anni dalla data di scrittura, questo testo di Dacia Maraini sorprende per l‘attualità del dialogo e dei conflitti che si intrecciano fra tre donne di tre generazioni, ciascuna rappresentante di un diverso modo di concepire l‘esistenza. Rosaria, ex–sessantottina, capace di generosi slanci verso l‘umanità ma altrettanto incapace osservatrice di ció che accade realmente intorno a lei, alle persone che le sono piú vicine, rappresenta tuttavia il concreto sostegno economico della famiglia. La nonna Mela e la nipote Carmen – la prima seguace di una visione edonistica della vita, la seconda un misto di insicurezza ed egoismo – entrambe piú smaliziate e disinibite, mettono a dura prova le certezze e la buona fede di Rosaria con la loro “insostenibile leggerezza” che alla fine peró risulterà vincente e persino inconsapevolmente salvifica proprio nei confronti dell‘idealista perdente.
Il triangolo femminile gira intorno al perno di un uomo assente che pure è il motore della situazione erotica su cui si scontrano le diverse personalità delle tre donne.

14, 16 ottobre
L‘ULTIMO VIAGGIO DI SINDBAD
di Erri De Luca
Regia di Francesco Polizzi. Con Francesco Polizzi e Roxy Colace.

Sindbad, reincarnazione mediterranea del personaggio delle Mille e una notte, è il capitano di un vecchio battello al suo ultimo viaggio. Sottocoperta, carico di uomini, donne e bambini, Sindbad aspetta di arrivare sulle coste italiane. Fra echi biblici e leggende di mare, attraversiamo una storia senza tempo che approda nel mondo di oggi. Sindbad, i marinai e i passeggeri dell‘imbarcazione sono incarnati da attori–cantanti che danno voce alle parole di Erri De Luca. Mentre una partitura di suoni avvolge di emozioni una vicenda che tutti ci riguarda.

      Biglietti:

      Spettacoli: sostenitore € 18, intero € 15, ridotto € 12

      Reading: biglietto unico € 10
      Conversazioni: ingresso libero
      Tessera: € 3

      Info e prenotazioni: tel +39.328.8475891
      teatrodidocumenti@libero.it
      Ufficio Stampa: Chiara Crupi – tel +39.393.2969668
      mail: chiaracrupi@gmail.com



     
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